DOV’È IL “VERO”? – XVIII T.O./B

Già da domenica scorsa fino alla XXI domenica del T.O. la liturgia ci propone una digressione giovannea rispetto al vangelo di Marco che, prendendo spunto dal miracolo della moltiplicazione dei pani, compie una vera e propria inserzione “eucaristica”. Sappiamo che dei quattro vangeli canonici quello di Giovanni risulta spesso adoperato quando si vuole introdurre il fedele ad una riflessione teologica più approfondita, e più orientata ai grandi temi cristologici ed escatologici. Questa domenica non è da meno. Oltretutto c’è da sottolineare come la pericope in questione è difficilmente isolabile dall’episodio miracoloso che la precede nonché dall’annuncio della passione che la segue. Pertanto sembra che la Chiesa voglia farci contemplare un mistero trasversale e fondamentale della nostra fede -in un certo senso- non ancorandoci troppo al testo o al brano specifico.
Quel che emerge fortemente dalla lettura complessiva e unitaria del brano è qualcosa che infatti ci tocca in profondità: l’ambiguità della vita. Attraverso il dialogo serrato tra i personaggi Gesù ci mette davanti quattro “correzioni” che fanno traballare le nostre certezze e le nostre idee sulla vita e su di lui. Con un’operazione di negazione e riformulazione Gesù ci fa capire che come noi percepiamo la realtà, la vita, gli eventi e tutto ciò che ci circonda non è necessariamente come noi lo vediamo. I discepoli si erano fermati a vedere Mosè come mediatore senza focalizzarsi sul donatore della manna, che era Dio; parlavano dell’episodio al passato e Gesù fa capire che la promessa di Dio non è qualcosa di concluso nel passato, ma si rinnova ogni giorno nel presente; si fermano a riconoscere il popolo di allora come destinatario del dono, quando Gesù invece sottolinea che loro stessi sono nel momento presente i beneficiari dell’Alleanza. È come se Gesù in questo modo opera un allargamento di orizzonti e di Cuore nei discepoli.
C’è anche una certa confusione tra ciò che sazia e ciò che non sazia; tra la fame del corpo e un’altra fame e un’altra sete; tra un pane e un altro pane. E a questa confusione, a questa ambiguità si contrappone e si staglia il vero, ciò che è autentico e reale (ἀληθινός).
Come fare a capire, a sentire, a intuire dov’è questo VERO nella nostra vita? La nostra vita è ambigua: vediamo il mondo da un solo punto di vista e talvolta ci scopriamo in errore; prendiamo decisioni cercando di ponderarle al meglio, ma qualcosa ci sfugge sempre; siamo affaticati dal restare a galla in un mare di voci confuse e molteplici. Sant’Agostino, nel suo commento al vangelo di Giovanni, spiega così: «erano lontani da quel pane celeste, ed erano incapaci di sentirne la fame. Avevano la bocca del cuore malata… Infatti, questo pane richiede la fame dell’uomo interiore».
Allora la domanda diventa: sentiamo questa fame di vero? Di cosa ha fame il nostro uomo interiore? Rispondiamo in onestà e profondità perché su questo ci giochiamo la vita e la fede. Chiediamolo a noi stessi, ma soprattutto chiediamolo in preghiera perché ciò che, giunto alla consapevolezza del sé, diventa richiesta a Dio riceve da Lui certa risposta.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,24-35)
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose loro: “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. Gesù rispose loro: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”. Allora gli dissero: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo “. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose loro: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

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